Singer Isaac Bashevis - 1968 - Il ciarlatano by Singer Isaac Bashevis

Singer Isaac Bashevis - 1968 - Il ciarlatano by Singer Isaac Bashevis

autore:Singer Isaac Bashevis [Singer Isaac Bashevis]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Jewish
ISBN: 9788845981975
Google: KiG3DwAAQBAJ
editore: Adelphi
pubblicato: 2019-10-22T22:00:00+00:00


CAPITOLO SETTIMO

1

Hertz uscì e si diresse verso Broadway. Il suo orologio segnava venti all’una. Si fermò per aspettare il tram diretto uptown. In quel momento vide che in una tavola calda sull’altro lato della strada le luci erano ancora accese. Entrò, si diresse al telefono a gettoni e compose il numero di Minna, sicuro che a quell’ora tarda nessuno avrebbe risposto, o che tutt’al più avrebbe udito la voce di Morris, ma fu lei a rispondere.

«Minna, sono io...» disse, e non riuscì a dire altro, gli mancava il fiato.

Minna rimase per un attimo in silenzio, poi gridò: «Hertz, sei tu?».

«Sì, sono io».

«Santo cielo, Hertz, è tutto il giorno che ti cerco! Che ti è successo? Continuavo a chiamarti e non rispondeva nessuno. Dove diavolo eri? L’inferno non può essere peggio di quel che ho passato da ieri. Assassino! Perché ti nascondi? Sadico!» gridò con quanto fiato aveva in gola. La sua voce era spezzata dai singhiozzi.

Hertz era in preda alla rabbia, alla voglia di ridere, e anche di piangere. Si sentì salire le lacrime agli occhi e gridò:

«Pensi di aver ancora diritto a qualcosa, bastarda, puttana, strega!».

Per un attimo ci fu silenzio. Hertz udì un pianto soffocato, poi Minna gli chiese fra le lacrime:

«Perché mi capita questo?».

«Perché sei una bugiarda, una ladra, una puttana e chissà cos’altro! Maledetto il giorno in cui ho visto per la prima volta la tua brutta faccia!».

«Che cosa ho fatto, Hertz? Che cosa ho fatto?» gemette Minna.

«Lo sai benissimo, che cosa hai fatto. Vai a letto col tuo ex marito. Non ti bastava tradire Morris, dovevi tradire anche me. Imbrogliona, puttana, ipocrita schifosa!».

Lei cercò di dire qualcosa, ma uscì solo un lamento. Singhiozzava come una bambina che abbia appena subito un terribile torto. Hertz aggrottò le sopracciglia, non l’aveva mai sentita piangere così amaramente. Poi disse:

«Parla, di’ quello che hai da dire».

«Oh, Hertz!» esclamò Minna, e si mise a piangere ancora più forte. Hertz udì un rumore sordo e il suono di un campanello, il telefono doveva esserle caduto dal tavolo. Sentì un tramestio, probabilmente Minna lo stava raccogliendo. Gli parve di sentire anche la voce di Morris che borbottava qualcosa.

Una persona veramente colpevole potrebbe recitare una commedia simile? si domandò. In quel caso, la menzogna era mille volte più potente della verità. Mentre restava in attesa le sue viscere ripresero a brontolare. È una di quelle notti... si disse.

Poi udì Minna gridare: «Hertz? Sei ancora lì?».

«Sì, sono qui» rispose lui.

Minna aveva smesso di piangere, cercava di riprendere fiato. Poi cominciò a parlare con voce roca, ma calma:

«Anche un condannato a morte ha diritto a un’ultima parola».

«Allora di’ quello che hai da dire».

«Aspetta un attimo, il mio cuore... Non riattaccare, Hertz... Non prima di avermi ascoltata. È il mio ultimo desiderio».

«Parla. E non essere così drammatica!».

«Hertz, se ho mai avuto qualcosa a che fare con Krimsky o con qualunque altro uomo da quando ti conosco, possa morire la mia famiglia per mano dei nazisti e muoia anch’io senza veder pubblicate le mie poesie. Non ho null’altro su cui giurare.



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